Di Novella Caprari
Riporto dal comunicato dell’AIC:
“Recenti approfondimenti svolti dal Ministero della Salute in collaborazione con le Associazioni di categoria e AIC hanno portato alla revisione dell’ABC del celiaco per due categorie di alimenti e bevande. Ricordiamo che laddove l’assenza di glutine è considerata scontata, non è più possibile utilizzare la dicitura “senza glutine” perché considerata fuorviante. Questi prodotti non dovranno quindi più riportare il claim “senza glutine”.
Bevande analcoliche frizzanti (sode) quali gassosa, acqua tonica, cola, chinotto, aranciata ecc.
In merito a queste bevande, gli approfondimenti del Ministero della Salute, avallati da Assobibe, confermano che sono da considerarsi sicure per celiaci. L’assenza di glutine è infatti considerata scontata. La novità riguarda le bevande cosiddette “light” o a nullo contenuto calorico (es. “zero”). Anche per queste bevande, contenenti edulcoranti, l’assenza di glutine è considerata scontata. Via libera quindi a tutte le bevande a nullo o ridotto contenuto calorico. La posizione del Ministero della trova riscontro anche in una recente indagine svolta da AIC con la cooperazione di Federchimica (la Associazione che raccoglie i produttori di additivi) che aveva evidenziato come nessuno tra i principali additivi utilizzati come edulcoranti in queste bevande potesse essere una fonte di glutine.
Marmellate, confetture e gelatine di frutta
Anche questi prodotti sono stati ritenuti liberi da parte del Ministero della Salute e da Unionfood, l’associazione di categoria dei produttori, coinvolta direttamente nelle valutazioni circa la sicurezza per i celiaci di tali prodotti. Ricordiamo che esistono sul mercato preparazioni a base di frutta che appaiono negli stessi scaffali e del tutto simili ai prodotti elencati. Tali “preparazioni” non hanno in realtà una disciplina normativa specifica, a differenza di marmellate, confetture e gelatine, e pertanto l’assenza di glutine non può essere considerata scontata, dato che vi possono essere aggiunti gli ingredienti più disparati. Sarà quindi importante, in fase di acquisto, verificare la etichetta del prodotto: se riporta “marmellata”, “confettura” o “gelatina” come denominazione legale, allora è sicura per il celiaco. Diversamente, suggeriamo di verificare sempre la presenza della dicitura “senza glutine” in etichetta.
Per la sicurezza dei celiaci, ricordiamo che comunque va sempre verificata l’etichetta………… Qualora un alimento di categorie considerate “permesse” riporti indicazioni in etichetta circa la potenziale presenza di tracce di glutine, AIC raccomanda al consumatore di evitare il consumo del prodotto specifico, fino a diversa evidenza, procedendo alla segnalazione all’AIC.”.
Questi prodotti si possono ora acquistare e consumare senza più verificare il claim SENZA GLUTINE o la SPIGA BARRATA.
A dire il vero fuori dall’Italia i board scientifici delle associazioni estere da tempo consideravano idonee queste categorie.
Una confettura o marmellata scozzese o inglese (sono fantastiche, provatele) non poteva riportare la scritta, perché appunto l’abc di questi Paesi la considera idonea. Quindi il celiaco del Regno Unito la consumava tranquillamente da tempo. Questa era quindi una contraddizione che ora, finalmente, è scomparsa.
Sapete che differenza c’è tra marmellata, confettura, composta e gelatina?
Si può chiamare marmellata solo ed esclusivamente il prodotto ottenuto a partire da polpa, purea, succo, estratti acquosi e scorze di agrumi. È dunque marmellata quella di arance, mandarini, bergamotto, chinotto, e via dicendo. Il quantitativo minimo di frutta utilizzato dev’essere del 20%; quella proveniente dall’endocarpo, ovvero dagli spicchi, deve essere almeno il 7,5%.
La confettura invece viene invece suddivisa in due categorie: confettura e confettura extra. Per la confettura si possono utilizzare polpa e/o purea di una o più specie di frutta, oltre al solito zucchero e agenti gelificanti. La quantità minima di frutta utilizzata, su 1000 grammi di prodotto finito, dev’essere di 350 grammi, con alcune eccezioni, come i 230 grammi per ribes rosso, nero, cinorrodi di rosa e mele cotogne, o i 150 grammi per lo zenzero. Se invece si utilizza solo ed esclusivamente polpa non concentrata di frutta, possiamo parlare di confettura extra. Qui il quantitativo minimo di frutta, sempre riferita al solito kg di prodotto finito, è di 450 grammi.
Anche la gelatina si divide in normale ed extra. I quantitativi minimi di frutta sono gli stessi della marmellata e della marmellata extra, solo che in questo caso si parte dal succo di frutta e/o dall’estratto acquoso di una o più specie di frutta. Fa caso a sè la crema di marroni. Qui si deve partire dalla purea di marroni, e la quantità minima dev’essere di 380 grammi per ogni kg di prodotto finito.
Tutto quanto abbiamo visto finora si applica a quei prodotti che, tecnicamente, hanno un tenore in sostanza secca – un parametro legato al contenuto in zuccheri – non inferiore al 60%, che in alcuni casi può essere ridotto al 45%. Se tale requisito non viene soddisfatto, e quindi lo zucchero utilizzato è poco, si parla normalmente di composta. In pratica, quando trovate in etichetta la dicitura composta di frutta, vi trovate davanti a un prodotto che non ha un contenuto sufficiente di zuccheri per essere chiamato marmellata o confettura.
Ne deduco che tra i prodotti idonei come dal comunicato di AIC non sono comprese le composte. Almeno in attesa di un chiarimento.